usura del tessuto dentale (smalto e dentina).
Comporta una riduzione, anche significativa, della superficie occlusale del dente (=superficie masticante), o del colletto.
Può causare dolore.
assenza di uno o più germi dentali: frequente è l’agenesia degli incisivi laterali superiori o dei denti del giudizio.
Punta estrema della radice dei denti; può essere coinvolto in patologie importanti, come il granuloma periapicale cronico o le cisti odontogene.
Tecnica di implantoprotesi che consiste nel sostituire tutti i denti mancanti di una arcata, mediante una protesi fissa avvitata su 4 impianti endossei, ossia “tutti su 4”.
Infezione purulenta o secca dell’alveolo dentario, conseguenza di una estrazione indaginosa, o della infezione del coagulo, o del distacco precoce del coagulo dall’alveolo post-estrattivo.
Sede nell’osso della radice del dente.
Materiale grigio non estetico, composto da un insieme di metalli diversi ( argento,zinco,rame, etc.) utilizzato per le otturazioni dei premolari e dei molari.
Oggi è da ritenersi materiale obsoleto.
Intervento chirurgico che comporta la sezione dell’apice della radice dentale a seguito di una lesione peri-apicale (granuloma o cisti).
Articolazione della mandibola.
Grazie a questo “giunto” anatomico la mandibola, e con essa i denti, può muoversi rispetto al cranio, guidata da una serie, complessa e numerosa, di muscoli.
Perdita massiva del volume del tessuto osseo della mandibola o della mascella, conseguente alla estrazione dei denti.
Raccolta di pus in una cavita’
conseguenza acuta di una infezione cronica sostenuta dai batteri presenti.
Infezione acuta, purulenta, che parte dal parodonto (= tessuto che si trova intorno al dente e che ne garantisce il sostegno).
Microrganismi capaci di causare: carie dentali, gengiviti, infezioni (ascessi).
Esempio di batterio patogeno: Streptococcus Mutans che causa la carie.
Parafunzione dell’apparato stomatognatico, cioè masticatorio.
E’ una funzione svincolata dalla masticazione dei cibi vera e propria, per lo più notturna, involontaria, scatenata da particolari stimoli nervosi: “i denti masticano se stessi”.
Ha come conseguenza l’usura, anche molto importante, dei denti che “sfregano” tra di loro e danni del parodonto (riassorbimento).
Riguarda l’implantologia; consiste nell’inserimento dell’impianto seguito da un congruo periodo di attesa, affinchè possa realizzarsi l’osteointegrazione. Solo a questo punto l’impianto viene protesizzato e sottoposto al carico masticatorio.
Riguarda l’implantologia; consiste nell’inserimento dell’impianto e nella sua immediata protesizzazione con carico masticatorio, senza tempi di attesa; il dente artificiale viene applicato immediatamente all’impianto appena inserito.
Il carico immediato può interessare un singolo dente, un gruppo di denti, o un’ intera arcata.
Malattia distruttiva del dente, sia della componente minerale (demineralizzazione dello smalto), sia della componente organica.
Può portare alla perdita dei denti.
E’ di origine batterica.
Anche detta ANALISI CEFALOMETRICA, o TRACCIATO CEFALOMETRICO. Viene eseguita in vista di un trattamento ortodontico.
E’ lo studio della struttura scheletrica del cranio attraverso la ricerca di punti di repere convenzionali, localizzati su una radiografia ottenuta mediante TELERADIOGRAFIA.
Concorre a diagnosticare il tipo di malocclusione eventualmente presente.
Componente del parodonto profondo (insieme al legamento parodontale e all’osso alveolare). Riveste la superficie della radice.
Si intende il materiale con cui si realizzano le corone protesiche.
I vantaggi della ceramica sono: l’ assoluta stabilità cromatica ( non cambia colore ), la quasi totale resistenza alla abrasione ( praticamente non si consuma ), l’alto valore estetico ( ha un aspetto molto naturale ).
Analoga al granuloma, ma da questo si differenzia per la presenza di una parete che la delimita in modo netto.
E’ una lesione infiammatoria cronica, tondeggiante, a carattere distruttivo, che si sviluppa a partire dai tessuti che circondano l’apice (=punta) della radice di un dente andato in necrosi.
Disciplina che si occupa di “conservare” i denti naturali quando si cariano. Lo scopo della Conservativa è realizzare restauri morfologici, funzionali, duraturi ed estetici.
Parte del dente normalmente visibile.
E’ circondata dalla gengiva.
Manufatto, realizzato in laboratorio, che riveste integralmente un dente naturale. E’ indicata quando il dente è molto distrutto.
Rappresenta, sul dente, il confine tra lo smalto della corona e la dentina della radice.
Un “colletto scoperto”, non essendo rivestito da smalto, è causa di “ipersensibilità dei denti”.
Materiali con cui si realizzano le otturazioni; così chiamati in quanto “composti” da più elementi: matrice organica, matrice inorganica riempitiva, fattori leganti.
Hanno un’ alta valenza estetica.
Terapia eseguita con lo scopo di curare il canale (o i canali) di un dente affetto da: pulpite, necrosi pulpare, esposizione della polpa a seguito di un trauma, lesione periapicale.
Il contenuto canalare viene eliminato e sostituito da un materiale da otturazione canalare, che sigilla tridimensionalmente il canale.
Consiste nella eliminazione del tartaro, della placca batterica e del cemento radicolare necrotico dalla superficie delle radici dei denti, quindi al di sotto del bordo gengivale.
Se è presente una tasca parodontale, il curettage comporta anche l’eliminazione del tessuto molle patologico.
Eliminazione del tartaro dalla superficie sopragengivale dei denti. Viene eseguita con strumenti ad ultrasuoni, ed è la procedura più importante dell’igiene dentale professionale.
Difficoltosa eruzione del III° molare, cioè del dente del giudizio. E’ una importante indicazione alla sua estrazione.
Anomala formazione di un dente o di una parte di questo, ad esempio dello smalto.
Spazio che si trova tra due denti adiacenti, quando essi non presentano un punto di contatto.
Si tratta del 3°molare, anche chiamato ottavo. Esistono 2 denti del giudizio per arcata ( 4 in totale ).
Spesso ne è indicata l’estrazione a causa di disodontiasi (=difficoltà nella eruzione per mancanza di spazio o per malposizione), di problemi parodontali, di problemi ortodontici.
Non sempre essi esistono; spesso sono inclusi.
Sono denti che ad un esame visivo non sono presenti in arcata, ma che risultano ritenuti nell’osso; perciò sono individuabili solo mediante un esame radiografico.
Inclusione parziale: il dente interessato è ricoperto da gengiva.
Inclusione totale: il dente è ricoperto da osso e gengiva.
Struttura portante del dente di cui rappresenta, a livello della corona, lo strato intermedio, essendo ricoperto superficialmente dallo smalto, mentre a livello della radice è rivestita dal cemento radicolare.
La dentina è un tessuto duro, formato per oltre il 70% da una matrice inorganica (idrossiapatite) e per circa il 30% da una matrice organica (complessi proteici come il collageno, glicoproteine, proteoglicani).
La dentina è innervata e quindi sensibile a stimoli fisici e chimici: se esposta è responsabile della ipersensibilità dei denti, un disturbo molto diffuso nella popolazione.
La dentina è facilmente aggredibile dalla carie.
Fisiologico processo di crescita dei denti, che per i denti da latte inizia intorno ai 6 mesi e termina alla fine dei 2 anni (dentizione decidua); mentre per i denti permanenti inizia intorno ai 6 anni per completarsi tra i 17 ed i 21 anni con la comparsa dei denti del giudizio (dentizione permanente).
Nel tempo che intercorre tra il 6° ed il 12° anno si transita nella fase della dentizione mista, in cui denti da latte coabitano con denti permanenti.
Consiste nella eliminazione della parte vitale del dente, cioè la polpa.
Risulta necessaria quando il processo distruttivo della carie raggiunge la profondità del dente (carie penetrante).
Significa “mancanza dei denti”.
Può essere totale o parziale.
è quel minuscolo spazio che si trova nella parte più interna del dente.
Consta della camera pulpare, che occupa la parte più centrale, e di una serie di piccole diramazioni, cioè i canali del dente, scavati nelle radici.
L’endodonto contiene la polpa, ossia la parte vitale del dente.
La terapia dell’endodonto prende il nome di Cura Canalare; nel linguaggio comune si parla più spesso di Devitalizzazione.
Disciplina che studia e cura le patologia dell’endodonto.
In ambito orale è il sottile strato di cellule che riveste la mucosa gengivale.
Fisiologico processo di crescita dei denti nelle arcate dentarie.
cfr. DENTIZIONE
Fanno parte della conservativa estetica.
Si tratta di sottili lamine o gusci in ceramica, realizzate in laboratorio, che rivestono la superficie dei denti anteriori colpiti da inestetismi.
Parte finale di un dotto, cioè di un tragitto che mette in comunicazione una raccolta di materiale purulento (ascesso) con l’esterno.
Ad esempio, si può osservare una fistola sulla gengiva in prossimità di un dente infetto, che attraverso la fistola stessa “drena” all’esterno.
Processo di indurimento, innescato dalla luce UV, dei materiali impiegati per realizzare le otturazioni (con il passaggio dalla forma monomerica alla forma polimerica).
Tessuto, di color rosa corallo, che circonda i denti e che ricopre l’osso in cui sono inserite le radici.
Viene definito “tessuto molle” in contrapposizione al “tessuto duro”
rappresentato dall’osso.
Si distingue la gengiva libera, in stretto contatto con la corona del dente, che negli spazi interprossimali, ossia fra i denti, forma le papille gengivali e la gengiva aderente che ricopre il processo alveolare che ospita la radice.
La gengiva è anche detta mucosa gengivale.
Una malattia, meglio dire un gruppo di malattie che interessano le gengive.
Ha carattere infiammatorio, andamento progressivo ed ha causa prevalentemente infettiva.
va considerato l’embrione del dente, cioè un dente che deve ancora raggiungere la forma definitiva e che si trova incluso nell’osso.
Reazione infiammatoria cronica che si forma nel contesto dell’osso che circonda l’apice ( cioè la punta ) della radice di un dente andato in necrosi (cfr.)
Materiale termoplastico, derivato dall’albero della gomma. E’ dedicato alla otturazione dei canali delle radici che viene eseguita al termine della cura canalare (devitalizzazione).
Si intendono le procedure professionali (detartrasi,curettage,levigature) e domiciliari (spazzolamento,uso di filo interdentale e di scovolini) destinate a rimuovere tartaro e placca batterica da denti e gengive.
Si tratta di radici artificiali in titanio che vengono inserite nell’osso ( impianti osteointegrati ) al posto delle radici dei denti naturali mancanti.
Disciplina che si occupa di sostituire i denti naturali mancanti, ricorrendo a radici artificiali inserite nell’osso, chiamate impianti osteointegrati.
Sono di competenza della conservativa destinata ai premolari e ai molari, cioè ai denti posteriori delle arcate.
Un intarsio è un manufatto realizzato in laboratorio (in resina composita o in ceramica) che ricostruisce con estrema precisione la parte di dente andata perduta a causa della carie.
Rappresentano una importante fase della terapia della malattia parodontale (gengivite).
Consiste nell’accurato trattamento (pulizia profonda) della superficie delle radici dei denti.
Lo scopo è la completa eliminazione dei depositi di tartaro sotto-gengivale e del cemento radicolare necrotico, ottenendo una superficie delle radici perfettamente liscia e priva di asperità.
Ovvero interventi chirurgici a lembo.
Interessano la terapia chirurgica del parodonto. Il chirurgo crea un lembo quando vuole accedere direttamente, cioè “a cielo aperto”, sotto controllo visivo, alle radici dei denti e all’osso in cui le radici si innestano.
Il lembo non è altro che il tessuto gengivale sollevato e scostato dalla sua sede di partenza; ne esistono di svariati tipi per far fronte alle varie esigenze della terapia chirurgica.
Deposito molle, biancastro che si stratifica intorno al colletto dei denti a seguito di una scarsa attenzione all’igiene orale.
E’ l’equivalente macroscopico, cioè visibile ad occhio nudo, della placca batterica, il cosiddetto biofilm, ossia quella pellicola che si forma sulla superficie dei denti tra uno spazzolamento e l’altro.
E’ formata da: residui alimentari, germi di varia specie, prodotti del disfacimento batterico, materiale purulento, elementi tissutali distrutti.
Posto che l’occlusione è la modalità con cui le due arcate (superiore ed inferiore) si affrontano reciprocamente, per malocclusione si intende una chiusura anomala delle arcate dentarie.
La malocclusione si concretizza nell’età evolutiva della vita ed è conseguenza di un non corretto allineamento dei denti, dovuto ad esempio alla mancanza di spazio, oppure è causata da uno sviluppo non armonico delle basi ossee delle arcate, sia in senso trasversale sia in senso antero-posteriore.
Mentre l’impianto si trova in posizione totalmente endossea, cioè all’interno dell’osso, il moncone implantare emerge completamente dalla gengiva.
E’ inserito nell’impianto mediante una connessione di precisione, ed è pronto a ricevere a sua volta la corona protesica.
Si tratta del dente naturale, ricostruito ed opportunamente preparato, pronto per essere protesizzato, cioè ricoperto con una corona protesica, la cosiddetta “capsula”.
Processo irreversibile, che comporta la totale perdita della vitalità della polpa dentale (cioè la parte nobile del dente).
E’ conseguenza di carie o traumi.
Posizione reciproca che le due arcate (superiore ed inferiore) assumono quando si trovano a contatto tra loro.
Disciplina che si occupa di studiare, prevenire, diagnosticare e curare le malposizioni dei denti e le alterazioni della crescita delle ossa della mascella e della mandibola, nel contesto di un armonico rapporto reciproco tra le arcate.
Comunemente detta PANORAMICA DENTARIA, è una radiografia nella quale si visualizzano in un’ unica immagine complanare tutti i denti di entrambe le arcate e l’osso di sostegno ai denti. Fornisce inoltre informazioni di massima sulle ossa del mascellare e della mandibola.
Cellule attive dell’osso che producono nuovo tessuto osseo.
Si parla di osteointegrazione quando le cellule dell’osso (gli osteoblasti ) in cui è stato inserito un impianto, reagiscono positivamente ed attivamente, creando un legame molto stretto ed aderente alla superficie dell’impianto, tanto forte e tenace da supportare adeguatamente il carico masticatorio.
E’ indice del successo implantare.
Protesi mobile che trova la sua stabilità grazie ad un ancoraggio su radici di denti naturali o su impianti endossei ( radici artificiali).
è quella parte di gengiva, di forma piramidale, che normalmente occupa, chiudendolo, lo spazio tra due denti contigui (spazio interprossimale o interdentale ).
vedi PARODONTOLOGIA
disciplina che si interessa dello studio e della cura del parodonto, cioè dell’insieme dei tessuti molli e duri che circondano il dente e che ne garantiscono la stabilità.
Questi tessuti sono: la gengiva, il cemento radicolare, il legamento parodontale, l’osso alveolare.
Inseriti nella radice, sono impiegati come mezzo di ritenzione nella ricostruzione dei denti gravemente distrutti, cioè come elemento di tenuta dei materiali da ricostruzione.
I perni più affidabili ed attuali sono realizzati in fibra di carbonio o di vetro.
Termine ormai appartenente al passato, con cui si indicavano le parodontopatie gravi dell’adulto (cfr. Parodontologia), a carattere tipicamente purulento.
Conduce, se non curata in tempo, alla perdita dei denti.
Ammasso microbico polimorfo, cioè vario nella sua composizione. Comprende: batteri anaerobi ed aerobi, immersi in una matrice intermicrobica capace di aderire alla superficie dei denti.
La placca batterica è direttamente collegata alla formazione della carie dentaria e alla malattia parodontale.
Tessuto molle, contenuto nell’endodonto, corrispondente alla parte più interna del dente. E’ un tessuto altamente specializzato in cui si trovano: cellule chiamate odontoblasti, minuscoli vasi sanguigni, piccolissime terminazioni nervose responsabili della sensibilità dentaria.
E’ la parte nobile, vitale del dente.
A causa di una carie distruttiva penetrante nella profondità del dente, la polpa sviluppa una infiammazione acuta, che comporta una sintomatologia dolorosa molto intensa e che rende necessaria la cura canalare del dente colpito.
Manufatto che sostituisce, vicariandone la funzione e l’estetica, uno o più denti naturali andati persi.
Può essere parziale, totale, fissa, mobile, mista.
Può avere un ancoraggio sulla mucosa, sui denti naturali, su impianti; oppure avere un ancoraggio misto.
Oltre a sostituire gli elementi dentari perduti, spesso la protesi è ideata per sostituire anche i tessuti parodontali molli e duri.
Procedura attraverso la quale viene realizzata una protesi odontoiatrica, indipendentemente dalla sua tipologia (fissa, mobile, su denti naturali, su impianti).
Può interessare un singolo dente, un gruppo di denti, oppure uno o più impianti).
Soluzione di protesi fissa, cioè che il Paziente non può rimuovere, utile a sostituire uno o più denti mancanti.
Viene ancorato ai denti adiacenti opportunamente preparati, che prendono il nome di “monconi protesici” e che fungono da pilastri.
Parte non visibile del dente.
E’ inserita nell’osso.
Ogni dente può avere una o più radici.
Sono le radiografie di routine che il dentista esegue alla poltrona. Sono un mezzo diagnostico indispensabile in tutte le discipline odontoiatriche.Possono essere analogiche o digitali.
Tecnica di radiodiagnostica digitale, possibile grazie ad un sensore ottico che cattura l’immagine e la invia ad un computer, dove un software dedicato la rende visualizzabile immediatamente.
Le radiografie endorali eseguite con questa tecnica consentono una riduzione pari all’80% della dose di radiazioni ionizzanti (raggi X) rispetto alle radiografie digitali.
Tecnica chirurgica che permette di inserire impianti dentali nei settori posteriori dell’arcata superiore, anche quando la disponibilità di osso in senso verticale risultasse troppo ridotta.
Procedura con cui si ristabilisce la struttura di un dente gravemente compromesso, spesso in vista della sua protesizzazione (ricopertura con corona protesica).
Misura di prevenzione della carie, destinata all’età pediatrica.
Consiste nell’applicazione, nei solchi della superficie masticatoria di premolari e molari, di materiali resinosi trasparenti (detti sigillanti) che ostacolano l’azione dei batteri responsabili della carie.
Tessuto più duro del dente, essendo costituito per il 95 % di matrice inorganica; ne riveste integralmente la corona, mentre è assente a livello della radice.
Nonostante la sua estrema durezza, che lo qualifica come il tessuto più duro di tutto l’organismo, lo smalto può essere aggredito dai batteri responsabili della carie.
Tecnica radiologica digitale che permette di ottenere immagini tridimensionali 3D dei tessuti duri (osso).
Fondamentale mezzo diagnostico in vista di interventi di implantologia endossea e di interventi complessi di chirurgia orale.
Indagando su piccoli volumi di struttura anatomica, consente un’esposizione molto ridotta alle radiazioni ionizzanti in termini di dose somministrata di RAGGI X, in rapporto ad altre tecniche; con evidenti vantaggi per il Paziente.
è formato dalle concrezioni di consistenza dura e di colore giallastro, più o meno scuro, che si accumulano sulla superficie dei denti, sia sopragengivale sia sottogengivale.
è conseguenza della malattia parodontale, che causa un riassorbimento osseo intorno al dente.
Si crea uno “spazio vuoto” coperto da gengiva, in cui si annidano tartaro, placca, batteri, residui alimentari.
vedi CURA CANALARE.
vedi CURA CANALARE.
Quando su un dente viene applicata una forza anomala, eccessiva, può prodursi una rapida perdita della sua stabilità,
soprattutto se esiste una concomitante infiammazione.
Un trauma da occlusione può prodursi in caso di un’ occlusione errata.